lunedì 12 maggio 2008

L'intervento di Marco Travaglio ha generato un terremoto non solo di polemiche, ma politico...
Il PD dialoga o inciucia? La domanda sorge spontanea
leggo dal messaggero online:
Schifani: qualcuno vuole minare il dialogo. «Si tratta di fatti inconsistenti e manipolati che non hanno dignità di generare sospetti. La verità è che qualcuno vuole minare il dialogo e il confronto costruttivo che ha caratterizzato l'inizio di questa legislatura». Renato Schifani, presidente del Senato, risponde così ai microfoni del Tg1 agli attacchi ricevuti ieri da Marco Travaglio. «La via per perseguire il dialogo - dice Schifani - parte da un fatto storico, la reciproca legittimazione che è avvenuta con lo storico incontro Berlusconi-Veltroni sulla riforma elettorale. E poi lavorare, così come lavorerò io sulla maggioranza e sul governo affinché in Aula le proposte dell'opposizione, quelle compatibili, possano essere condivise ed eventualmente approvate. Se c'è qualcuno che deve pagare dei prezzi li pagherà. Io sto pagando in queste ore, ma sono sereno, nessuno fermerà la mia azione per fare in modo che sui temi della legalità delle riforme e delle proposte condivise si possano abbattere gli steccati e lavorare insieme, perché ce lo chiede il Paese e anche il Capo dello Stato». Finocchiaro: inaccettabili accuse così gravi.
Critiche sono state rivolte a Travaglio anche da Anna Finocchiaro, capogruppo del Pd al Senato: «Trovo inaccettabile che possano essere lanciate accuse così gravi, come quella di collusione mafiosa, nei confronti del presidente del Senato, in diretta tv su una rete pubblica, senza possibilità di contraddittorio».
Ma Travaglio si difende. «Ho solo citato un fatto scritto già nel mio libro e in quello di Lirio Abbate, giornalista dell'Ansa minacciato dalla mafia, e cioè che Schifani aveva avuto rapporti con persone poi condannate per mafia - ha affermato il giornalista -. È agli atti societari della Sicula Brokers fondata da lui, Enrico La Loggia, Mino Mandalà, condannato come boss mafioso, e Benny D'Agostino, condannato per concorso esterno. O si chiede conto a Schifani di questo o non si celebra Abbate come giornalista antimafia. A Fazio ho spiegato che se dopo De Nicola, Pertini e Fanfani, ci ritroviamo con Schifani sono terrorizzato dal dopo: le uniche forme residue di vita sono il lombrico e la muffa. Anzi, la muffa no perché è molto utile.
Di Pietro difende Travaglio. A difesa del giornalista si è schierato invece Antonio Di Pietro: «Esprimo solidarietà a Marco Travaglio perché ha fatto semplicemente il suo dovere raccontando quel che sono i fatti - ha affermato -. Episodi che non possono essere cambiati o taciuti solo perché, da un giorno all'altro, una persona diventa presidente del Senato oppure, e solo per questo, cancellare con un colpo di spugna la sua storia ed il suo passato. Un giornalista che racconta, citando episodi specifici, non ha bisogno di alcun contraddittorio - ha aggiunto l'ex pm -. Paradossalmente vorrebbe dire che ogni qualvolta un giornalista scrive o riporta la cronaca di una rapina, si dovrebbe ascoltare anche la versione del rapinatore. Il contraddittorio, semmai, deve essere fatto dai politici quando si confrontano tra di loro».

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