martedì 29 luglio 2008

LA CONOSCENZA NON VA DI MODA

Ottimo articolo di Ilvo Diamanti che propongo per una riflessione comune
Maledetti professori
di Ilvo Diamanti
IL "PROFESSORE", ormai, primeggia solo fra le professioni in declino. Che insegni alle medie o alle superiori ma anche all'università: non importa. La sua reputazione non è più quella di un tempo. Anzitutto nel suo ambiente. Nella scuola, nella stessa classe in cui insegna. Gli studenti guardano i professori senza deferenza particolare. E senza timore. In fondo, hanno stipendi da operai specializzati (ma forse nemmeno) e un'immagine sociale senza luce. Non possono essere presi a "modello" dai giovani, nel progettare la carriera futura. Molti genitori hanno redditi e posizione professionale superiori. E poi, la cultura e la conoscenza, oggi, non vanno di moda. E' almeno da vent'anni che tira un'aria sfavorevole per le professioni intellettuali. Guardate con sospetto e sufficienza. Siamo nell'era del "mito imprenditore" . Dell'uomo di successo che si è fatto da sé. Piccolo ma bello. E ricco. Il lavoratore autonomo, l'artigiano e il commerciante. L'immobiliarista. E' "l'Italia che produce". Ha conquistato il benessere, anzi: qualcosa di più. Studiando poco. O meglio: senza bisogno di studiare troppo. In qualche caso, sfruttando conoscenze e competenze che la scuola non dà. Si pensi a quanti, giovanissimi, prima ancora di concludere gli studi, hanno intrapreso una carriera di successo nel campo della comunicazione e delle nuove tecnologie. Competenze apprese "fuori" da scuola. Così i professori sono scivolati lungo la scala della mobilità sociale. Ai margini del mercato del lavoro. Figure laterali di un sistema - la suola pubblica - divenuto, a sua volta, laterale. Poco rispettati dagli studenti, ma anche dai genitori. I quali li criticano perché non sanno trasmettere certezze e autorità; perché non premiano il merito. Presumendo che i loro figli siano sempre meritevoli.
Si pensi all'invettiva contro i "professori meridionali" lanciata da Bossi nei giorni scorsi. Con gli occhi rivolti - anche se non unicamente - alla commissione che ha bocciato "suo figlio" agli esami di maturità. Naturalmente in base a un pregiudizio anti-padano. I più critici e insofferenti nei confronti dei professori sono, peraltro, i genitori che di professione fanno i professori. Pronti a criticare i metodi e la competenza dei loro colleghi, quando si permettono di giudicare negativamente i propri figli. Allora non ci vedono più. Perché loro la scuola e la materia la conoscono. Altro che i professori dei loro figli. Che studino di più, che si preparino meglio. (I professori, naturalmente, non i loro figli). Va detto che i professori hanno contribuito ad alimentare questo clima. Attraverso i loro sindacati, che hanno ostacolato provvedimenti e riforme volti a promuovere percorsi di verifica e valutazione. A premiare i più presenti, i più attivi, i più aggiornati, i più qualificati. Così è sopravvissuto questo sistema, che penalizza - e scoraggia - i docenti preparati, motivati, capaci, appassionati. Peraltro, molti, moltissimi. La maggioranza. In tanti hanno preferito, piuttosto, investire in altre attività professionali, per integrare il reddito. O per ottenere le soddisfazioni che l'insegnamento, ridotto a routine, non è più in grado di offrire. Sono (siamo) diventati una categoria triste. Negli ultimi tempi, tuttavia, il declino dei professori è divenuto più rapido. Non solo per inerzia, ma per "progetto" - dichiarato, senza infingimenti e senza giri di parole. Basta valutare le risorse destinate alla scuola e ai docenti dalle finanziarie. Basta ascoltare gli echi dei programmi di governo. Che prevedono riduzioni consistenti (di personale, ma anche di reddito): alle medie, alle superiori, all'università. Meno insegnanti, quindi. Mentre i fondi pubblici destinati alla ricerca e all'insegnamento calano di continuo. Dovrebbe subentrare il privato. Che, però, in generale se ne guarda bene. Ad eccezione delle Fondazioni bancarie. Che tanto private non sono. D'altra parte, chissenefrega. I professori, come tutti gli statali, sono una banda di fannulloni. O almeno: una categoria da tenere sotto controllo, perché spesso disamorati e impreparati. Maledetti professori. Soprattutto del Sud. Soprattutto della scuola pubblica. E - si sa - gran parte dei professori sono statali e meridionali. Maledetti professori. Responsabili di questa generazione senza qualità e senza cultura. Senza valori. Senza regole. Senza disciplina. Mentre i genitori, le famiglie, i predicatori, i media, gli imprenditori. Loro sì che il buon esempio lo danno quotidianamente. Partecipi e protagonisti di questa società (in)civile. Ordinata, integrata, ispirata da buoni principi e tolleranza reciproca. Per non parlare del ceto politico. Pronto a supplire alle inadempienze e ai limiti della scuola. Guardate la nuova ministra: appena arrivata, ha già deciso di attribuire un ruolo determinante al voto in condotta. Con successo di pubblico e di critica. Maledetti professori. Pretendono di insegnare in una società dove nessuno - o quasi - ritiene di aver qualcosa da imparare. Pretendono di educare in una società dove ogni categoria, ogni gruppo, ogni cellula, ogni molecola ritiene di avere il monopolio dei diritti e dei valori. Pretendono di trasmettere cultura in una società dove più della cultura conta il culturismo. Più delle conoscenze: i muscoli. Più dell'informazione critica: le veline. Una società in cui conti - anzi: esisti - solo se vai in tivù. Dove puoi dire la tua, diventare "opinionista" anche (soprattutto?) se non sai nulla. Se sei una "pupa ignorante", un tronista o un "amico" palestrato, che legge solo i titoli della stampa gossip. Una società dove nessuno ritiene di aver qualcosa da imparare. E non sopporta chi pretende - per professione - di aver qualcosa da insegnare agli altri. Dunque, una società senza "studenti". Perché dovrebbe aver bisogno di docenti? Maledetti professori. Non servono più a nulla. Meglio abolirli per legge. E mandarli, finalmente, a lavorare.

martedì 15 luglio 2008

PREMIO PONZIO PILATO

Tre ex aequo per il Ponzio Pilato dell'anno

Dopo il monnezza-day di giovedi 8 luglio e le successive dichiarazioni di alcuni nostri amministratori, credo sia giunto il momento di istituire a Senigallia il premio Ponzio Pilato.
Senz’altro risulterebbero vincitori ex aequo: il sindaco Angeloni, l’assessore Mangialardi e l’assessore Ceresoni.

La prima dichiarazione che ho letto, e che mi ha lasciato di stucco, è stata quella dell’assessore Mangialardi: ”i rifiuti fanno ormai capo al Cir 33, noi come Comune non c’entriamo più niente, più niente”.
Ma come, non era Lei assessore Mangialardi che assicurava tutti, nei mesi scorsi, affermando che la raccolta rifiuti, dopo un primo periodo di rodaggio, sarebbe andata alla grande, grazie anche alle ditte affidabilissime vincitrici dell’appalto? E non era Lei assessore Mangialardi che fino a che le cose andavano (in via presunta) bene , si affannava a mostrare attraverso comunicati stampa, conferenze, incontri ecc..di essere stato bravissimo? oggi che le inefficienze sono evidenti, l’assessore Mangialardi non c’entra “più niente, più niente”?

E assessore Ceresoni non era Lei che ad un’interrogazione di alcuni consiglieri sui problemi della raccolta rifiuti , rispondeva meno di un mese fa che è necessario guardare agli aspetti positivi dell’operazione?

Infine, possibile che Lei Signor Sindaco sia sempre immune da errori e che le colpe siano sempre tutte degli altri? Perché questa arroganza, questa protervia nel non ammettere mai di avere sbagliato in alcunchè?
Caro Sindaco, Lei non può lavarsi le mani sulla questione rifiuti: il cittadino che paga la tassa rifiuti al comune, in caso di inefficienze, è giusto che rivolga a Lei la protesta.
La raccolta rifiuti è affidata ai comuni, poi questi la possono gestire in proprio, o in consorzio, o in altra forma, è sacrosanto che il cittadino si rivolga al Comune.
D’ora in poi, e invito tutti a tenere questo comportamento, in caso di inefficienze, io stesso mi rivolgerò al Comune e sarà il Comune che dovrà rivolgersi al Cir33.

Sindaco, non può lavarsi platealmente le mani con proclami ex cathedra. Lei, con maestria, ribalta i problemi, cercando di trarre addirittura vantaggio mediatico. Se oggi Lei diffida il Cir 33, è il minimo che può fare, è semplicemente suo dovere ed obbligo.

Era evidente che, al raddoppio della popolazione, nei mesi estivi saltasse qualcosa. Eravamo già nella precarietà nei mesi invernali. Se si fosse dato più ascolto alle prime proteste, oggi non saremmo in queste condizioni... Lo dica chiaramente, quante volte sono stati palesati da cittadini ed imprese problemi sui rifiuti…. Non è atto di debolezza ammetterlo.

Gli operai, in questi giorni, hanno spiegato, in maniera semplice e competente, il perchè del mal funzionamento del servizio.
Il carico di lavoro con il porta a porta non è lo stesso della raccolta indifferenziata vecchia maniera, è necessario adeguare il numero del personale.
Ma i lavoratori ormai non hanno voce in capitolo, anzi, si può anche fare a meno di dare loro la retribuzione. Intanto devono lavorare più del dovuto, senza paga e senza più poter scioperare! Cose dell’altro mondo!

Non si può essere corresponsabili di questa situazione. Si paghi chi lavora e si renda possibile il funzionamento del servizio, oppure si rimetta in discussione il carrozzone CIR, la manutencoop e quant’altro (amministrazione comunale compresa -quindi se stessi-) che si sono dimostrati non all’altezza, superficiali e quaquaraqua.

Forse noi tutti, presi dalla giusta necessità di differenziare i rifiuti, l'anno scorso, non abbiamo ben ponderato la gestione (costosa e inefficiente) che si profilava. E poi, come mai in alcune realtà italiane, con l'introduzione della raccolta differenziata domiciliare, il costo per il cittadino della tassa rifiuti si è abbassato?
Cir33, Manutencoop, Consorzio Formula Ambiente, Lucente: Rino Gaetano, anche qui, avrebbe detto :“nun ti reggae più”.

mercoledì 2 luglio 2008

LA QUESTIONE SENIGALLIESE

Che le minoranze, di destra, di sinistra e liste civiche accusassero l'attuale governo cittadino di carenza di democrazia è cosa risaputa, ora vedo che la stessa accusa proviene dall' interno dello stesso PD, come dimostra l' approfondito e ottimo articolo di Fabrizio Chiappetti.

In città, ormai, è sentore diffuso del modo di amministrare arrogante e prepotente di sindaco e buona parte delle giunta. Assistiamo, spesso, in consiglio comunale o in assemblee pubbliche, alla farsa che ci propinano il Sindaco e qualche assessore : "Abbiamo discusso più e più volte, abbiamo sviscerato le nostre proposte, ci siamo confrontati, ora è giunto il momento della decisione. Abbiamo il dovere di governare ed è quello che faremo". L'espressione è più o meno sempre la stessa , ma volta sempre ad accusare i dissenzienti di mancanza di coraggio nelle decisioni, di non voler il buon governo e altre amenità.
La verità è che le decisioni vengono prese in altro luogo e alle istituzioni e ai cittadini viene data solo la parvenza di democrazia, per poi operare come in precedenza deciso, senza mai un confronto davvero costruttivo, senza mai un minimo ripensamento.

L'emergenza democrazia diventa "LA QUESTIONE SENIGALLIESE" , diventa la questione principe: i problemi che derivano vanno ad intaccare la corretta progettualità , la buona programmazione e la stessa gestione amministrativa.

Voglio portare come esempi la gestione del personale e la progettualità programmatica.
Il ministro Brunetta, pur con le sue affermazioni contro i dipendenti pubblici, rispetto alla gestione Senigalliese del personale, è "uno zucchero". La delega al personale è tenuta dal Sindaco, le sue volontà vengono espresse e portate avanti dal direttore generale.
Un direttore funzionale al Sindaco, Sindaco che interviene sempre in seconda o terza battuta, dopo aver dato le dritte. La trasparenza già, così, viene a mancare, ma questo è niente.
Vediamo i risultati. Il malumore tra i dipendenti è generalizzato, il personale è ridotto all'osso, la pianta organica ormai non esiste (le varie finanziarie sulla riduzione del personale c'entrano poco per Senigallia, qui si è ridotto molto di più), le diverse funzioni vengono imposte senza diritto del dipendente ad esprimere un parere. E quando il Sindaco vanta che con minor personale si offrono più servizi, si mente sapendo di mentire. Il liberismo più sfrenato non avrebbe saputo fare meglio. Esternalizzare quanto più possibile, questa è stata ed è la parola d'ordine. Molti servizi sono passati ai privati, servizi che spesso vengono offerti con personale precario.
Il mattatoio e la farmacia (farmacia che porta nelle casse del comune centinaia di migliaia di euro all'anno) potrebbero essere le prossime alienazioni. Nei vari bilanci e linee programmatche, almeno su qeste alienazioni, ci siamo sempre fermamente opposti come prc.
Ma non basta, è sufficiente varcare la soglia del palazzo comunale per rendersi conto del clima che esiste negli uffici. Non vorrei esagerare, oltre al malumore, a me pare di essere in un clima di terrore. Chi si lamenta sa che può essere, come minimo, sotto ricatto per i benefici contrattuali.
Qualsiasi manuale di tecnica amministrativa
(personalmente non posso che ringraziare i dipendenti della collaborazione che mi hanno dato e che è andata oltre il loro dovere, avendo sempre cercato un clima di serenità e di rispetto reciproco) ci spiega che tutto il personale va coinvolto per la buona riuscita di un progetto o di un lavoro. Qui si opera, invece, in modo opposto.

Vogliamo parlare di "grande progettualità" ? Troppo facile parlarne, semplicemente è inesistente.
La dimostrazione lampante viene data dalla proposta scaturita nell'incontro della scorsa settimana con il presidente e con la giunta provinciale: "L'arretramento della ferrovia". E' una baggianata o un discorso serio? Se fosse una baggianata , sarebbe assai grave il comportamento del Presidente e della giunta provinciale, quindi non credo sia baggianata.
Voglio allora credere che trattasi di proposta seria e che lo studio di fattibilità ne dimostri la bontà .
Ma se trattasi di proposta seria, è poco serio che in nessuna carta del comune, che in nessun progetto, si parli di questo! Parliamo dell'arretramento della ferrovia!!! Si profila un cambiamento dell'assetto cittadino e si fa finta di niente!!!
Insomma l'arretramento della ferrovia è stato mai considerato nei progetti della città futura?
Il problema è che manca un "progetto grande", si naviga a vista e a vista incerta. Il percorso della complanare, ad esempio, nasce per caso e ci viene spiegato che non vi erano alternative al percorso, poi si scopre che non è vero. Così la terza corsia, e così via...

... Così Palazzo Gherardi: perchè ancora non è dato sapere di preciso il suo futuro? C'è l' interesse di chi ha già comprato la sede del DS ad allargare l'intervento? Certo è che qualsiasi impresa, pur in presenza di crisi economica, sa di intervenire in un luogo di particolare pregio e sa che il ritorno economico è assicurato. Certo è che qualsiasi banca sarebbe disposta ad anticipare ad un' impresa le somme per l'intervento, sapendo di un sicuro buon rientro, considerato il luogo.
Si vogliono fare appartamenti? Lancio una proposta opposta a quella che la stampa riportò come proposta dell'assessore finto dimissionario Campanile: invece di appartamenti extralusso, appartamenti destinati alle graduatorie per case popolari. Non appartamenti a canone concordato..ehhh...no... proprio appartamenti popolari. Si rispetterebbero i requisiti del piano Cervellati e non ci sarebbe speculazione edilizia e finanziaria. Risponda il governo PD-Verdi a questa proposta che non è provocatoria ma realistica e fattibile. Purtroppo, credo che anche per Palazzo Gherardi la decisione sia stata già presa in
barba alla democrazia.