venerdì 29 novembre 2013


VERSO  LA  SCIAGURATA   PRIVATIZZAZIONE  DELLE  FARMACIE  COMUNALI  

Se ne parlava già da metà agosto, ma allora erano solo voci, oggi cominciano a giungere gli atti scritti. Nella proposta di delibera, arrivata alcuni giorni fa in sesta commissione,  troviamo la volontà dell’amministrazione comunale di cedere al privato una quota di minoranza delle due farmacie comunali per non meno del 40% , per aprirne in società una terza. Una delle motivazione scritte in delibera è che il privato porterebbe  “know how e logica manageriale” !!!

La questione della vendita di quote importanti delle farmacie comunali non può essere considerata al di fuori del contesto generale della tendenza alla privatizzazione dei sistemi sanitari e di considerazioni sul mercato dei farmaci. Il mercato del farmaco è il principale mercato legato alla salute e nel corso di questi ultimi anni, in Italia e non solo, è stato caratterizzato da grandi investimenti motivati dalle previsioni di crescita dovute a fattori sia legati alla domanda (invecchiamento della popolazione), sia alle novità delle cure.

A fronte di questo, si sta sviluppando   un processo di concentrazione  per mezzo delle più grandi operazioni di acquisizione e fusione.  Siamo di fronte alla creazione di oligopoli che si mettono nelle condizioni di esercitare un forte controllo sui prezzi anche attraverso  il controllo diretto  della rete al dettaglio.

Le farmacie comunali italiane sono più di 1300 (tutte con bilanci in attivo e localizzate principalmente nel centro nord) contro le circa 15000 farmacie private. Fra privatizzazioni già fatte e privatizzazioni in corso, diverse centinaia sono già praticamente nelle mani dei privati. L’acquisizione dei pacchetti azionari delle comunali costituisce la più facile forma  per costituire catene di distribuzione nell’ambito del quadro normativo attuale.

Le formule di privatizzazione delle farmacie pubbliche passano quasi sempre attraverso la creazione di una Spa o una Srl, a cui i comuni cedono spesso il 49% (mantenendo quindi, temporaneamente, il controllo di maggioranza,  per poi negli anni, come quasi sempre accaduto, cedere tutte le quote non essendoci più il  precedente utile).

 Da un esame delle privatizzazioni finora realizzate, è facile constatare che i soggetti interessati all’acquisizione sono  le  multinazionali europee della distribuzione del farmaco, le cooperative di acquisto o società di capitali già operanti a livello italiano nella distribuzione del farmaco,  la Lega delle cooperative che si è aggiunta in questi ultimi anni, alcune Spa multiutility così vicine ai partiti e così lontani dalle persone e infine privati farmacisti già in possesso di forti capitali .

Opporsi alla privatizzazione delle farmacie comunali ha il significato di opporsi all’alienazione di una struttura distributiva pubblica, la cui cessione ai privati, siano essi catene multinazionali, catene nazionali in via di formazione o farmacisti privati, non può che avere l’effetto di una minore possibilità di controllo dei costi e di una sicura riduzione di servizi, senza tralasciare il reale rischio di licenziamento di personale in servizio da moltissimi anni e già vincitore di concorso pubblico.

 

Le nostre due farmacie sono in attivo e rappresentano un presidio di natura sociale per la città. Come non sottolineare, ad esempio, la garanzia di calmierazione dei prezzi che svolgono per una vasta fascia di farmaci prevalentemente usati dalla popolazione  più anziana, o per il minor costo di pannoloni per incontinenti che è inferiore al 30% rispetto al mercato, o per il minor costo del latte in polvere che arriva ad un meno 20%, o ancora per il trasporto gratuito e giornaliero delle medicine alla Casa Protetta o all’ Opera Pia , e infine come non sottolineare la  buona redditività delle nostre Farmacie Comunali benefica per il  bilancio comunale, quindi per tutti noi.

Invece di privatizzare, proponiamo un  rafforzamento e un ulteriore  rilancio  in termini di servizi delle due Farmacie che appartengono ai cittadini di Senigallia.

Ciò che più spiace è che una giunta che si dice di “sinistra” (e non di larghe intese) attui una politica di privatizzazione, una scelta che rappresenta bene quanto i partiti tendano a comportarsi in modo sempre più simile tra loro

 

Luigi Rebecchini (Gruppo Misto)

Paolo Battisti e Roberto Mancini (Gruppo Partecipazione)

domenica 24 novembre 2013

No alla privatizzazione

dei cimiteri”

Gruppo Misto e Partecipazione: "Basta col far pagare la crisi ai cittadini"

                                        Per l’ennesima volta (dato che l’iter sembra procedere spedito) interveniamo sul rischio della privatizzazione dei cimiteri di Senigallia e, lo facciamo per cercare di convincere la maggioranza che governa la nostra città a respingere la proposta di una “finanza di progetto”, giunta al Comune ormai da tempo e a cui l’Amministrazione dovrà per legge dare una risposta.

Due ditte di Catania e una di Roma, il cui titolare è sempre di Catania (ma potrebbero essere anche di Bolzano o Genova, per noi nulla cambia), che intendono riunirsi in  ATI – associazione temporanea di imprese -, asseverate come da legge da altra società di revisione e organizzazione contabile (di Roma), hanno presentato un “project financing” (finanza di progetto) per l’ampliamento e la gestione dei cimiteri di Senigallia, Montignano e Roncitelli. Se tale proposta dovesse essere accettata dalla Giunta, partirebbe la gara per la realizzazione del progetto. E qui inizierebbero i guai.
Questo perché la privatizzazione dei cimiteri sarebbe a quel punto cosa fatta a Senigallia, delegando al privato l’ampliamento e la gestione di questo servizio con un importo  da impiegare di oltre 19 milioni  in  cambio di 30 anni di gestione.
Qualcuno potrebbe dire: ma come, il privato mette una cifra così considerevole (anche se diluita negli anni)  e noi ci lamentiamo pure?
E qui casca l’asino, perché nessuno fa niente per niente, un privato investe solo per trarne un tornaconto, e con l’intervento esterno di capitali extra comunali, i profitti che gli investitori realizzeranno saranno tutti a carico dei cittadini, con un aumento certo ed esagerato dei costi. Inoltre la privatizzazione costringerà a corrispondere  l’Iva sui servizi cimiteriali, che attualmente i cittadini non pagano, essendo il servizio gestito dal Comune.
Il privato quindi è pronto a costruire e vendere in proprio i loculi, le cappelle e gestire tutti i servizi inerenti la tumulazione, la manutenzione, fino alla gestione delle lampade votive.
I servizi cimiteriali, per la delicatezza delle situazioni psicologiche ed affettive che coinvolgono gli individui, non possono essere considerati alla stregua della gestione di altri servizi meramente “commerciali”, necessitano di particolare attenzione poiché si incrocia la sensibilità e la dignità di ogni persona, anche dopo la morte. Le logiche speculative e di guadagno dovrebbero restare fuori dai cimiteri.
Vogliamo ricordare come si esprime sui project financing l’ing. Ivan Cicconi, uno dei più grandi esperti europei di appalti pubblici e direttore di Itaca, istituto per l’innovazione e la trasparenza negli appalti: “Chi appoggia il project financing è un catalizzatore di illegalità, un ladro di risorse, un ladro di democrazia, un ladro di futuro, appunto un ladro di tutto ! Il finanziamento del privato rimane solo aleatorio perché alla fine sarà il pubblico, quindi noi, a caricarsi di immani spese, ai privati invece rimangono gli utili”.
L’analisi del mercato sul project financing effettuata in Italia negli ultimi 10 anni individua una serie  di limiti legislativi, amministrativi, procedurali ed economici,  che impediscono una piena ed efficace risposta della finanza di progetto alla pressante richiesta dei servizi di pubblica utilità proveniente dal territorio.
Vogliamo quindi augurarci che l’amministrazione rispedisca al mittente la lettera e il plico ricevuto e gestisca al meglio le ditte che attualmente lavorano per conto dell’amministrazione e sotto il controllo della stessa, per un servizio sempre più adeguato. Visto anche che lo stesso servizio è in attivo nel bilancio del Comune, per cui non c’è nessuna motivazione logica e fondata per privatizzare.
da Luigi Rebecchini (capogruppo gruppo Misto)
Paolo Battisti (capogruppo gruppo  Partecipazione)