mercoledì 21 maggio 2008

AMIANTO: ESSERE CAUTI NON PUO' VOLER DIRE TACERE

L'amministrazione comunale invita alla prudenza e alla cautela, ma voglio ricordare come Senigallia sia l'unica città in cui l'azienda sia uscita indenne da risarcimenti. Per troppo tempo la cautela ha generato grave silenzio . L'associazione ALA ha avuto il coraggio di riportare alla luce la questione amianto, che certamente non è questione passata, ma purtroppo assai viva. Non bisogna più tacere sui rischi vecchi e nuovi. Assurdo parlare di terrorismo dell'informazione, di voler creare allarmismi, io parlerei invece del terrorismo del silenzio. L' articolo di Repubblica-Bari it, che parla della grave realtà amianto nella città di Bari e che riporto qui di seguito, ci fa riflettere.

Japigia, altri otto malati di amianto
L´incubo della Fibronit BARI: i contaminati sono abitanti del rione.
di Mara Chiarelli

Hanno giocato ignari nelle stradine vicine, spiando dai cancelli della fabbrica dove operai in tuta, altrettanto inconsapevoli, lavoravano l´amianto. Sono trascorsi quasi 50 anni e oggi otto di quei bambini, a loro volta padri e nonni di altri bambini, rischiano di morire. Sono i nuovi casi di malati di amianto, altre otto potenziali vittime della Fibronit, che ha già ucciso 250 persone. Gli ultimi malati sono tutti uomini, di età compresa fra i 55 e i 65 anni, che hanno contratto il mesotelioma pleurico, la patologia respiratoria strettamente connessa all´inalazione di fibre di amianto. Vivono i più punti di Bari, alcuni di loro anche in provincia, ma negli anni ´60 risiedevano all´interno della cosiddetta "zona rossa": un cerchio con diametro di un chilometro, che parte dalla ex fabbrica di cemento amianto, chiusa negli anni ´80, per allargarsi nei quartieri Japigia e San Pasquale. Hanno scoperto di essersi ammalati di recente e, non sapendo cosa fare, hanno contattato il comitato Fibronit. «Stiamo cercando di informarli - spiega il presidente Nicola Brescia - di orientarli verso centri italiani molto più avanti rispetto a noi, con la collaborazione di medici baresi. Stiamo anche pensando di costituire una nuova associazione che si occupi di questo, offrire assistenza, lavoro, perché qui la gente scopre di avere il mesotelioma e non sa che fare. Vogliamo mettere insieme, a servizio di tutti, le esperienze di chi ci è già passato. Ci stiamo lavorando». Si allunga dunque l´elenco delle vittime della Fibronit, mentre entro Natale potrebbe essere firmato al Comune di Bari il contratto per il progetto di messa in sicurezza definitiva e bonifica, della fabbrica e delle zone limitrofi. La gara d´appalto è stata vinta un mese fa da un´associazione temporanea di imprese, il cui capogruppo è lo studio dell´ingegner Claudio Tedesi. Il tecnico ha avuto un ruolo molto importante in tutta la fase di messa in sicurezza dell´area. Del gruppo che elaborerà il progetto fa parte anche il Politecnico di Bari, che si occuperà di approfondirne gli aspetti urbanistici.
Negli ultimi anni, però, sono stati numerosi i casi di patologie correlate all´amianto: asbestosi, che ha colpito in particolare chi lavorava in quella fabbrica, ma soprattutto mesotelioma pleurico. Come quello che il 29 marzo scorso ha ucciso Ernesto Chiarantoni, sposato e con una bimba di otto anni, docente di Ingegneria al Politecnico di Bari e, a lungo, attivista per la causa della bonifica. L´ingegner Chiarantoni, scomparso a soli 44 anni, aveva fatto parte dello staff dirigenziale del Comitato Fibronit e, anche se non più in prima linea, aveva continuato a lottare per la rinascita dell´area.Così come Damiano Scardicchio, ex operaio della Fibronit, memoria storica dei fatti di quel tempo e, per questo, più volte testimone dell´accusa nei diversi processi condotti dalla Procura di Bari contro i manager dell´azienda. Sempre seduto in prima fila, pronto a raccontare ancora e ancora, al giudice di turno, come in quella maledetta fabbrica si maneggiava incautamente l´amianto e come le più elementari norme di sicurezza venissero regolarmente ignorate da chi, invece, avrebbe dovuto vigilare. Scardicchio, da molti anni ammalato di amianto e, nonostante tutto puntuale ad ogni udienza, è scomparso silenziosamente sei mesi fa. Di quegli anni ´60, in via Caldarola, non è rimasta più traccia.
(04 dicembre 2007)

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