VERSO LA SCIAGURATA
PRIVATIZZAZIONE DELLE FARMACIE COMUNALI
Se ne parlava già da metà agosto,
ma allora erano solo voci, oggi cominciano a giungere gli atti scritti. Nella
proposta di delibera, arrivata alcuni giorni fa in sesta commissione, troviamo la volontà dell’amministrazione
comunale di cedere al privato una quota di minoranza delle due farmacie
comunali per non meno del 40% , per aprirne in società una terza. Una delle
motivazione scritte in delibera è che il privato porterebbe “know how e logica manageriale” !!!
La
questione della vendita di quote importanti delle farmacie comunali non può essere
considerata al di fuori del contesto generale della tendenza alla
privatizzazione dei sistemi sanitari e di considerazioni sul mercato dei farmaci.
Il mercato del farmaco è il principale mercato legato alla salute e nel corso
di questi ultimi anni, in Italia e non solo, è stato caratterizzato da grandi
investimenti motivati dalle previsioni di crescita dovute a fattori sia legati
alla domanda (invecchiamento della popolazione), sia alle novità delle cure.
A fronte di questo, si sta
sviluppando un processo di concentrazione per mezzo delle più grandi operazioni di
acquisizione e fusione. Siamo di fronte
alla creazione di oligopoli che si mettono nelle condizioni di esercitare un
forte controllo sui prezzi anche attraverso il controllo diretto della rete al dettaglio.
Le farmacie comunali italiane
sono più di 1300 (tutte con bilanci in attivo e localizzate principalmente nel
centro nord) contro le circa 15000 farmacie private. Fra privatizzazioni già
fatte e privatizzazioni in corso, diverse centinaia sono già praticamente nelle
mani dei privati. L’acquisizione dei pacchetti azionari delle comunali
costituisce la più facile forma per
costituire catene di distribuzione nell’ambito del quadro normativo attuale.
Le formule di privatizzazione
delle farmacie pubbliche passano quasi sempre attraverso la creazione di una
Spa o una Srl, a cui i comuni cedono spesso il 49% (mantenendo quindi,
temporaneamente, il controllo di maggioranza,
per poi negli anni, come quasi sempre accaduto, cedere tutte le quote
non essendoci più il precedente utile).
Da un esame delle privatizzazioni finora
realizzate, è facile constatare che i soggetti interessati all’acquisizione
sono le multinazionali
europee della distribuzione del farmaco, le cooperative di acquisto o società
di capitali già operanti a livello italiano nella distribuzione del
farmaco, la Lega delle cooperative che si
è aggiunta in questi ultimi anni, alcune Spa multiutility così vicine ai
partiti e così lontani dalle persone e infine privati farmacisti già in
possesso di forti capitali .
Opporsi alla privatizzazione
delle farmacie comunali ha il significato di opporsi all’alienazione di una
struttura distributiva pubblica, la cui cessione ai privati, siano essi catene multinazionali,
catene nazionali in via di formazione o farmacisti privati, non può che avere
l’effetto di una minore possibilità di controllo dei costi e di una sicura
riduzione di servizi, senza tralasciare il reale rischio di licenziamento di
personale in servizio da moltissimi anni e già vincitore di concorso pubblico.
Le nostre due farmacie sono in
attivo e
rappresentano un presidio di natura sociale per la città. Come non sottolineare,
ad esempio, la garanzia di calmierazione dei prezzi che svolgono per una
vasta fascia di farmaci prevalentemente usati dalla popolazione più anziana, o per il minor costo di pannoloni per
incontinenti che è inferiore al 30% rispetto al mercato, o per il minor costo
del latte in polvere che arriva ad un meno 20%, o ancora per il trasporto
gratuito e giornaliero delle medicine alla Casa Protetta o all’ Opera Pia , e
infine come non sottolineare la buona
redditività delle nostre Farmacie Comunali benefica per il bilancio comunale, quindi per tutti noi.
Invece di privatizzare,
proponiamo un rafforzamento e un
ulteriore rilancio in termini di servizi delle due Farmacie che
appartengono ai cittadini di Senigallia.
Ciò che più spiace è che una giunta che si dice di “sinistra” (e non di
larghe intese) attui una politica di privatizzazione, una scelta che
rappresenta bene quanto i partiti tendano a comportarsi in
modo sempre più simile tra loro.
Luigi Rebecchini (Gruppo Misto)
Paolo Battisti e Roberto Mancini (Gruppo
Partecipazione)
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